Torre di Santa Maria di Luco
La Torre di Santa Maria di Luco si trova nella località Piana della Torre, presso il lato orientale della carrareccia che dalla S.P. di Sant'Eutizio conduce alla S.S. Ortana. La denominazione della parola "Luco" ha fatto ipotizzare che nelle vicinanze si trovasse un antico spazio sacro, dedicato alla Bona Dea. La torre risale all’epoca medievale e può essere datata tra la metà del XII e quella del XIII sec. Il suo attuale stato di conservazione non è buono. Conservata quasi completamente in tutta la sua altezza, di 30 metri circa, presenta una base quadrata di poco più di 4 metri per lato. Le fondazioni e il basamento sono realizzati con grandi blocchi di peperino, lavorati a bugnato, che risalgono probabilmente all’epoca romana e sono di riutilizzo. Al di sopra, fino a 4,5 metri circa da terra, su tutti e quattro i lati il basamento è completato da blocchetti parallelepipedi di travertino, lavorati a rozzo bugnato e messi in opera con abbondante malta. L’utilizzo di tale pietra, e l’accostamento con il peperino, è particolarmente interessante poiché caratterizza il territorio ortano. Il territorio circostante apparteneva infatti al Vescovado di Orte, e fu acquistato solo agli inizi dell’800 dal Comune di Soriano nel Cimino. La torre presenta una porta rettangolare alla base del lato settentrionale, e da essa si scendeva, tramite una scala lignea, in un piccolo ambiente sotterraneo quadrangolare. La vera porta di accesso alla torre si trova invece a ca. 4,5 metri da terra, sempre sul lato settentrionale, ed era raggiungibile grazie ad una scala lignea mobile, di cui sono visibili gli incassi per l’alloggiamento. Sono presenti quattro feritoie, una per lato, che testimoniano la presenza di un altro piano superiore; e sulla sommità della torre si trovano altre finestre rettangolari, che documentano altri due piani con aperture verso l’esterno. La struttura garantiva un efficace controllo del territorio e della viabilità circostante, ed era pertinente ad un complesso religioso costituito dalla Chiesa di Santa Maria di Luco, ricordata in una bolla del 1244 di papa Innocenzo IV, in cui ne viene confermato il possesso all’abate del Monastero benedettino di San Lorenzo f.l.m. Di questo edificio oggi non resta più nulla, ma tra il Seicento e l’Ottocento molti eruditi ne esaminarono i resti e rimangono a noi le loro descrizioni, nonché una delle preziose fotografie scattate in questa zona nel 1912 dal grande archeologo Thomas Ashby, che testimonia ancora la presenza di mura in rovina. Dai documenti rimasti sembra che la chiesa fosse preceduta da un portico, e divisa internamente in tre navate da due file di sei colonne di peperino, ognuna con un capitello diverso dalle altre. La chiesa presentava tre absidi e al di sotto del pavimento si trovava una cripta, che probabilmente era collegata all’ambiente sotterraneo della torre. Sull’architrave del portale d’ingresso erano incise tre iscrizioni latine, tra cui un’epigrafe che ricordava il priore Ursus, autore della costruzione. Dalle testimonianze sembra che attigua alla Chiesa si trovasse l’abitazione dei monaci, già semidistrutta all’epoca delle descrizioni. Dalla mappa di Sant’Eutizio del Catasto Gregoriano è possibile ricavare un’immagine della chiesa, di pianta rettangolare di 20 x 16 metri ca., con ingresso sul lato orientale ed unica abside centrale sul lato occidentale, e due avancorpi alle estremità della facciata in uno dei quali va verosimilmente riconosciuta la torre. (Fonti: G.Scardozzi, Ager Ciminius, coll. Carta Archeologica d’Italia. Contributi, Università degli Studi della Tuscia, Viterbo, 2004) approfondimenti: www.poggiodellago.com
Ardelio Loppi 6 gennaio 2011
Ardelio Loppi 6 gennaio 2011
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